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LE NOVELLE DELLA NONNA. Fiabe fantastiche

679073
Perodi, Emma 46 occorrenze
  • 1992
  • Newton Compton Editori s.r.l.
  • prosa letteraria
  • UNIFI
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LE NOVELLE DELLA NONNA. Fiabe fantastiche

scenetta, e quando la moglie gli tornò accanto, le disse: - Vedi, la gente di città non crede di trovare in queste campagne una donnina come te, e ne

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. - Che vuol dire tutto questo concorso? domandò la Carola che ne aveva assai dei bambini di casa. Uno rispondeva: - Ci ha invitato l'Annina. Un altro

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vecchio. Verso le quattro i viaggiatori non si vedevano, e i bimbi volevan la novella. - Oggi, - disse la Regina prima di cominciare, - ne voglio

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serviva neppure per tutto l'anno al consumo della famiglia, mentre negli anni precedenti ne potevano vendere cento sacchi e più. Questo fatto rendeva

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occhi sinceri e pieni di fiducia nel loro avvenire. Cecco se ne andava più consolato, ma poco dopo l'impazienza lo spingeva di nuovo a casa di Vezzosa

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quando incontrava dei bisognosi e non li poteva aiutare. Questo frate Amalziabene, dopo la morte di san Francesco, se ne venne alla Verna, attratto

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quale ho posto la Regina ed i suoi. Bisogna sapere che la Vezzosa s'era data per malata, e nessuno le aveva più visto la punta del naso, quelli di

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lasciato andare. Era la prima volta, dacché erano stati sposi, che Cecco si allontanava senza di lei dal podere di Farneta, ed ella ne soffriva come se si

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a giorno, non chiedevano di coricarsi, le mamme davano loro il solito imperioso comando: "A letto!" poiché in quella notte era consuetudine dei

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, - la vostra voce è già un sollievo per noi, e voi sapete che di sollievo ne abbiamo più che bisogno. - Ebbene, statemi a sentire. - C'era una volta a

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siepe di cui portava il nome. Lena se ne andò dunque dalla casa paterna insieme con la pallida bambinuccia, la quale si trascinava dietro la

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dintorno i figliuoli, le nuore e i nipoti, invece di aspettare che la invitassero a raccontar la novella, ne richiamò alla mente una piuttosto allegra

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ragione e non se ne parli più; ma si direbbe che, con l'ammalarsi proprio ora, abbia voluto farci un dispetto. - In ogni modo sarà l'ultimo, - rispose la

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terminata. Non si può dire il fàscino che ella esercitava su tutti quei bambini, con le sue buone maniere. La Regina, invece di esserne gelosa, ne

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riusciva a guarirlo a capire che cosa avesse. - Pregate per vostro figlio; io pure implorerò l'aiuto del Cielo, e domani verrò da voi, - disse il Romito

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da farle un po' di festa. Io farò il suo elogio. - Zitto, che lo voglio far io, - disse Cecco. - Tu sei più vecchio e non ti puoi rammentare come me ne

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vedere i figli di Cecco, ora vi prego di farmi morire per non assistere allo sfacelo della famiglia! C'era tanto dolore in quella esclamazione che Cecco ne

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sferza del sole a spaccare i sassi per la ghiaia. Vezzosa ne aveva sofferto, ma riconosceva che stava a Cecco, come minore dei fratelli, a cercar

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braccio, gli strapparono perfino la manica del giustacuore; alcune altre lo sgraffiarono. Ne nacque il finimondo, e il Podestà si rifugiò al palazzo

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come un cane e non davano mai un centesimo a nessuno, neppur a baciare. In casa loro v'eran pochi servi, pochissimi cavalli, punti cani falchi, e i

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domandavano: - Dite, Befana, che ne fate di codeste legna che vi caricate sulle spalle tutti i giorni, indistintamente? Lei rispondeva: - Ne faccio

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tempo, intorno alla vecchia nonna non si sono riuniti più i nipotini intenti, gli altri bimbi del vicinato. Il lunedì successivo a quella domenica di

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- Che bella Pasqua! - esclamavano i bimbi di casa Marcucci. - Non abbiamo mai avuto tante ghiottonerie, tanta allegria. Sei tu che ce la porti

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per Cecco? Sono tanto felice che mi pare impossibile. - Un giorno di felicità vien per tutti; ne hai passate tante, povera figliuola! - disse il

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buffoni è concesso questo privilegio, eppure noi non andiamo in collera neppur quando ne abusate. Così la mattina seguente il Conte, seguìto dal figlio

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leggeva nei loro volti. Quanto ne fosse lieta la Regina non si può dire. Ringiovaniva anch'essa, e trotterellava per la casa dando una mano alle nuore

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volontà. Si mangia tutti con un appetito che consola, e dopo aver salutato l'ispettore ce ne torniamo nel bosco. - Come aveva fatto l'ispettore a

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all'uscio della camera dove dormivano, e udirono una voce che diceva: "Levatevi, che gli aretini sono sconfitti!". Infatti era vero, e la sera ne ebbero

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egli. - Del resto, come avrei fatto ad aprire la porta se è chiusa a cento chiavi e ognuno di voi ne ha una? - Allora sei tu che hai ceduto alla

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fatto parte della famiglia fin dalla nascita. Non si sentiva dir altro che: "Vezzosa, vieni qua; che ne dici, Vezzosa? Vezzosa, aiutami"; ed ella andava

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stendevano sull'aia per farle diventar candide. E neppure la Regina se ne stava con le mani in mano; anche lei orlava canovacci e tovagliuoli e incoraggiava

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che mi lasciarono i miei genitori. Allora condusse il giovane davanti a una cassa, e, apertala, ne cavò un campanellino, un coltello e un bastone

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tornerò qui, e allora mi permetterete d'interrogare l'Annina, perché se lei non è contenta, non se ne fa nulla. - La interroghi pure, io son contento e non

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divertimento doveva precedere la novella, per farlo godere anche alla Regina, che, dopo aver raccontato, era stanca e se ne andava a letto. Quella sera la

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, Meco, Sandro e Cecco, andarono al luogo ove durante la notte avevano scôrto il cavaliere; ma non videro più fiammeggiargli la croce sul petto,

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fece aspettare. - Volentieri, bambini, se vi adattate a stare in cucina. Stasera appunto non tornano il capoccia i figliuoli grandi, perché sono

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il tagliere gliele procuri subito. Siccome è giusto che tutti i poveri che incontro per via, e i nostri monaci ne approfittino, così non posso

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, recitando preghiere che nessuno le aveva insegnate, quelli sanavano completamente. a questo si limitava il suo potere, ché appena le terre del

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la novella non è di quelle solite, che è la più bella di quante ne so; se non la sente raccontare stasera, forse non la sentirà più. La Carola prese lo

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fondo alla tavola, fra un buffone e un suonatore di viola, giunti appunto al seguito dei visitatori. Nessuno gli rivolse la parola, il Conte, la

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le vetture, passando, si fermavano a Farneta per prendere i trapeli, e in quei giorni ne passavano molte; perciò l'Annina ogni momento era in palpiti

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. - Parli saggiamente, ma io non voglio essere obbligato a te ad altri. Conducimi al nascondiglio che mi hai assegnato, - replicò l'uomo magro

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le si sedeva a destra. La buona vecchia, commossa da tanto onore, guardava sorridendo i figli, e specialmente Cecco, indovinando che ne fosse molto

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tu mi comandi e che non son più padrone di me. - Che te ne importa di quel che dicono, purché tu non rechi dispiacere alla mamma e a me, che ti

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qualche luogo selvatico, affinché ser Bindo non vedesse più lei i tre storpi. Così egli non si sarebbe macchiato del sangue di quattro innocenti

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osservazione intensa, era che l'Annina non differiva dalle altre contadine par suo, che non era una bellezza una ragazza intelligente. L'invidia le

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